Orrore all’aeroporto di Bruxelles Zaventem

Brussels Airlines
Aereo Brussels Airlines all’aeroporto di Zaventem (LAURIE DIEFFEMBACQ/AFP/Getty Images)

Orrore all’aeroporto di Bruxelles Zaventem. Dopo il terribile attentato kamikaze che lo scorso 22 marzo ha colpito l’aeroporto della capitale del Belgio, Zaventem è tornato di nuovo alla ribalta delle cronache per un altro triste episodio.

Ieri su un Airbus 330-300 della Brussels Airlines proveniente da Dakar, in Senegal, è stata fatta una macabra scoperta, poco dopo l’atterraggio all’aeroporto di Bruxlles: è stato trovato il cadavere di un africano, un immigrato clandestino. Il corpo era nel vano carrello dell’Airbus. L’uomo si era evidentemente imbarcato di nascosto a bordo dell’Airbus, pensando di fare il viaggio fino in Europa nel vano carrello, ma senza conoscere le conseguenze fatali a cui stava per andare incontro. Nel vano carrello degli aerei, infatti, non c’è né aria pressurizzata né riscaldamento, così l’uomo, a 12mila metri di altezza, senza ossigeno e con una temperatura di 50 gradi sottozero, è morto.

Un portavoce della Brussels Airlines ha riferito che il corpo di “un uomo africano sconosciuto” è stato trovato dagli addetti alla manutenzione sull’Airbus, poco dopo l’atterraggio. L’uomo non aveva documenti con sé. La polizia belga ha aperto un’inchiesta sull’accaduto, così come la polizia in Senegal, dove all’aeroporto di Dakar il clandestino è riuscito a violare i sistemi di sicurezza salendo clandestinamente sull’aereo senza che nessuno si accorgesse. Se non si fosse trattato di un immigrato clandestino ma di un kamikaze le conseguenze sarebbero state ben altre.

Un episodio questo che riapre seri interrogativi sulla sicurezza degli aeroporti africani e sui controlli che devono essere effettuati sugli aerei prima del decollo.

A cura di Valeria Bellagamba

Impostazioni privacy