Disastro Germanwings: il comandante ha cercato di sfondare la porta

Getty Images
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Sconcertanti novità sono emerse stamane dal NYT e sono state ribadite poi in conferenza stampa dal procuratore Brice Robin sulla dinamica della tragedia dell’Airbus 320 della Germanwings che ha portato alla morte 150 persone: il copilota ha scelto volontariamente di schiantarsi contro le montagne.

Dalla scatola nera recuperata i magistrati che indagano sul caso hanno ricostruito uno scenario terrificante, ma che spiegherebbe bene le tante anomalie di quest’incidente.  Nella black box sono registrate le voci del comandante e del copilota. Il comandante è  Patrick S. , ha oltre 10 anni di esperienza e 6mila ore di volo alle spalle. Il copilota è un giovane di 28 anni, Andreas Lubitz, lavora alla Germanwings dal 2013, ha superato brillantemente tutti i corsi ed i test medici e psicologici. Entrambi sono di nazionalità tedesca. Dopo una ventina di minuti di chiacchiere tranquille e normali, il comandante, si assenta per andare in bagno ‘ti lascio i comandi’ dice al suo sottoposto. Il copilota si chiude dentro la cabina. Il comandante trova la porta bloccata, ordina ad Andreas di aprire “Andreas!Apri la porta!”. Nulla. Il giovane copilota non risponde. Ed inizia ad azionare il pulsante della discesa controllata. Una scelta volontaria, non è un tasto che si può premere per caso, e per passare da 12 mila a 2 mila metri bisogna ripetere l’operazione più volte. I controllori chiamano la cabina di pilotaggio, chiedono cosa stia accadendo, Andreas non risponde alla radio, non risponde al comandante. Il comandante prova a sfondare la porta, ma non riesce. Il respiro di Lubitz registrato dalla scatola nera è regolare, quindi è vivo e apparentemente sano, nemmeno nel panico. A questo punto l’aereo è sceso, le montagne si stagliano davanti, i passeggeri si rendono conto della tragedia, iniziano ad urlare – le urla agghiaccianti sono registrate – pochi secondi e l’aereo si distrugge contro la montagna.

I dubbi sull’incidente dell’aereo Germanwings

Questa la terribile ricostruzione dell’accaduto. Che se fosse confermata – ci si aspettano nuove delucidazioni dalla seconda scatola nera – l’unica consolazione sarebbe che i passeggeri hanno sofferto meno – una manciata di secondi – di quanto inizialmente ipotizzato – otto minuti di terrore.  La scelta della discesa controllata, piuttosto della discesa in picchiata potrebbe essere stata scelta da Lubitz per evitare che i computer di bordo avrebbero automaticamente risistemato la quota.  A qualcuno questa ricostruzione così dettagliata lascia perplessi (manca ancora la controprova della seconda black box) inoltre sembrerebbe che la manovra di discesa controllata fosse stata iniziata dal comandante stesso prima di alzarsi dal suo posto. Ma per atterrare a Dusseldorf iniziare la discesa in Provenza è troppo presto, a meno che non ci sia stata un ordine dal controllo aereo per necessità di traffico. Ma non pare. Nel frattempo si indaga per capire chi fosse il copilota, perché abbia scelto – se effettivamente fosse andata così – di suicidarsi ed uccidere con se altre 149 persone. Esclusa al momento la pista terroristica e una affiliazione di Lubitz a gruppi jihadisti.

Le condizioni dell’Airbus 320

Parallelamente si indaga sulla sicurezza degli aerei della Germanwings. Il governo tedesco ha avviato un’indagine sugli aerei della Compagnia. “Metteremo in discussione tutto – ha detto Martin Burkert  presidente della Commissione Trasporti – al quotidiano Die Welt  dal concetto di sicurezza della Germanwings agli intervalli tra le manutenzioni alla tecnologia concreta dell’Airbus”. Riguardo l’Airbus 320 schiantatosi sulle montagne emerge che godesse di cattiva fama fra i piloti in quanto aveva sempre problemi tecnici e spesso restava a terra. IL giorno prima del disastro l’Airbus era rimasto a terra per un problema elettrico al portellone. La Lufthansa però esclude qualsiasi legame fra i presunti problemi tecnici dell’aereo e l’incidente.

Recupero corpi

Intanto prosegue la difficile operazione di ricerca dei corpi: finora ne sono stati recuperati 49. Oggi nella zona del disastro sono attesi i parenti delle vittime. Due le camere ardenti attrezzate in due località nei pressi del luogo del disastro Seyne-les-Alpes et Le Vernet.

 

 

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