Meraviglie della natura e della storia che rischiano di scomparire \ Roma – Inquinamento, cambiamenti climatici ma anche guerre e semplici carenze di fondi: le cause del pericolo di scomparsa di alcuni dei luoghi più belli del mondo sono variegate e a volte anche assurde, tristi segni della devastazione del tempo che necessitano di interventi tempestivi ed efficaci per poter essere scongiurati.
Se infatti si vuole tutelare il patrimonio mondiale a vari livelli c’è bisogno di impegno, prevenzione ma anche di tanta buona volontà. Ecco allora alcuni dei siti su cui è indispensabile intervenire al più presto, quelli che versano insomma in maggior pericolo e la cui perdita sarebbe davvero imperdonabile.
- Tuvalu: gli studiosi sostengono che questo Paese dell’oceano Pacifico sarà il primo a scomparire a causa dei cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature ha infatti causato un proporzionale moltiplicarsi delle tempeste che vanno erodendo sempre più la costa, cancellando così progressivamente Tuvalu.
- Tempio di Angkor Wat, Cambogia: un tempo sotto la protezione dell’Unesco come luogo a rischio, questo antichissimo sito, sopravvissuto a invasioni e guerre civili, è ora attaccato da muschi, licheni e batteri, per non parlare poi delle orde di turisti. Purtroppo dal 2004 l’Unesco l’ha dichiarato fuori pericolo e le sue mura rischiano ora di scomparire per sempre.
- Paludi di Everglades, Florida: il flusso delle acque che mantiene questo delicato eco sistema è ora minacciato da pesticidi e fertilizzanti, veri e propri killer della natura.
- Grande Barriera Corallina, Australia: la metà di questo paradiso sommerso è già scomparsa negli ultimi ventisette anni e ora l’acidità delle acque e il proliferare delle stelle di mare che si nutrono dei coralli rischia di terminare l’infausta opera.
- Piramide di Zoser, Egitto: l’inquinamento dell’aria, i rifiuti e lo scorrere del tempo mettono in pericolo la stabilità di questa piramide a gradoni, i cui lavori di restauro iniziati quattro anni fa si sono ora dovuti fermare per mancanza di fondi.