Gli “Uomini Blu”: il misterioso popolo del Sahara

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Leggende e tradizioni dei tuareg/Roma – Se qualcuno di voi ha avuto la fortuna di visitare il deserto del Sahara e di passarvi almeno una notte, si ricorderà sicuramente di alcuni attimi emozionanti e di alcune sensazioni uniche mai provate prima di allora. Il Sahara è il deserto caldo più vasto della Terra e si estende dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso. Essendo così ampio ha in sé diverse tipologie di paesaggio: l’hammada – deserto di roccia liscia e tagliente -, il serir – deserto costituito da ciottoli e ghiaia –  e infine l’erg – il classico deserto con le dune di sabbia – .

La prima cosa che colpisce un turista arrivato nel bel mezzo del deserto del Sahara Centrale, ossia quello dell’erg, è sicuramente il silenzio. Una calma, una totale assenza di rumori che lascia piacevolmente spiazzati. Se però poi vi mettete bene all’ascolto inizierete ad udire qualcosa: il vento che accarezza e modella le dune attorno a voi. Il secondo step nella scoperta emotiva del deserto è sicuramente il paesaggio. Vi chiederete come ha fatto la guida che vi ha accompagnato fino a quell’oasi a non perdersi perché, per voi, le dune sono tutte assolutamente uguali.

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Se chiedete alla vostra guida probabilmente vi racconterà la storia della famosa Croce del Sud, un gioiello tipico della tradizione tuareg. I tuareg, intanto, sono una popolazione berbera nomade che si sposta nel cuore del Sahara e possiede dunque un’ampia conoscenza delle costellazioni. Loro, a differenza dei berberi del Nordafrica, sono chiamati e conosciuti anche come “Uomini Blu” per via della loro tradizione di coprirsi il volto e la testa con un velo blu, lasciando scoperti solo gli occhi. Il motivo pratico è molto semplice: i venti nel deserto, soprattutto di sera, possono trasformarsi in vere e proprie tempeste e quindi la necessità primaria è quella di proteggersi dalla sabbia e dal caldo eccessivo. Questa usanza però ha creato un vero e proprio alone di mistero attorno alla popolazione tuareg in quanto si dice che i loro occhi siano così abituati a guardare lontano tanto da avere l’infinito dentro. Inoltre si dice anche che questo velo tipico abbia lo scopo di proteggere le porte dell’anima, bocca e narici, dagli Jinn gli spiriti maligni che tendono inganni e terribili tranelli ai viaggiatori.

La Croce del Sud, come abbiamo detto, è quindi un gioiello molto importante per i tuareg: considerata come un talismano potentissimo è realizzata in argento, viene tramandato da padre in figlio e rappresenta i quattro angoli della Terra oltre a ricordare la costellazione omonima e quindi a “indicare la via”. Ci sono 21 croci tipiche e, ognuna di queste, porta il nome delle oasi locali che si estendono tra Agades e i rilievi dell’Hoggar. Proprio a Agades, la cooperativa degli artigiani locali, si trova la collezione “ufficiale” di tutte le croci. Si sa così che la nomenclatura “croce” è europea; inoltre la croce più importante, che deve essere rigorosamente in argento perché l’oro è considerato una lega demoniaca, è quella di Agades.

Oggi i Tuareg, purtroppo ex uomini liberi e senza confini, hanno ben chiaro che il deserto non è più una patria senza limiti dove viaggiare e muoversi liberamente, ma in ogni caso continuano con il loro stile di vita e mantengono forti le loro usanze e le loro tradizioni.

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