Apre il ‘Museo del fallimento’: tutte le peggiori invenzioni del secolo

Museo del Fallimento fonte youtube
Museo del Fallimento fonte youtube

Avete presente il vecchio adagio “Non tutte le ciambelle escono con il buco”? Ecco questa frase potrebbe racchiudere a pieno lo spirito del Museo del Fallimento, bizzarra attrattiva da poco aperta in quel di Helsingborg, ridente cittadina svedese.

Un museocontrotendenza’: solitamente questi luoghi raccolgono il meglio di quanto prodotto dall’ingegno umano: questo  invece va decisamente controcorrente; nel Museo del Fallimento troverete infatti quei prodotti o quelle invenzioni che non sono sopravvissute al mercato, intuizioni considerate ‘geniali’ in principio e poi naufragate contro i flutti della realtà per poi perdersi tra le pieghe della storia.

Questo luogo nasce proprio con l’intento di riscattarli, censirli e riconoscergli un merito: quello evolutivo. “Il fallimento è necessario per l’innovazione“: da questo presupposto nasce l’idea di Samuel West, ricercatore dell’università di Lund con un dottorato in psicologia organizzativa, che ha voluto riabilitare quei bizzarri prodotti figli di ‘Un Dio minore’.

Tante sono le variabili che hanno portato al fallimento di questi progetti che, ad onor del vero, a volte sono stati dei fiaschi sul piano commerciale non necessariamente per errori di ideazione ma bensì perché ‘i tempi non erano ancora maturi’, i consumatori non erano ancora pronti ad accogliere a braccia aperte novità potenzialmente rivoluzionarie o, più realisticamente, non si è riusciti a cogliere nel centro dei reali bisogni dei consumatori.

Il museo rappresenta un viaggio ideale nei grandi flop commerciali degli ultimi 40 anni: visitando queste stanze potrete ripercorrere la storia di 60 invenzioni che hanno tradito le aspettative dei loro ideatori, ognuna accompagnata alla presunta motivazione che ne avrebbe sancito il clamoroso fallimento.

Il messaggio che ci manda questo luogo in fin dei conti è profondamente positivo: in una società dove tutto ciò che non ha successo è marchiato negativamente, il flop diventa un’occasione di crescita: ogni invenzione ‘sbagliata’ ha tracciato la rotta per altre intuizioni stavolta epocali.

Non è un caso che nella lista delle 60 peggiori invenzioni ci siano nomi di colossi assoluti dell’innovazione come Apple e Google: non a caso gli ‘esperimenti tecnologici’ giocano un ruolo preponderante nel museo. Volete degli esempi? Correva il 1993 e la Apple aveva lanciato il Newton, un palmare con pennino dalle dimensioni e dal peso non proprio tascabile; doveva essere il dispositivo del futuro salvo poi essere ritirato dal mercato senza appello alcuno. Flop? Si ma è stato il ‘nonno’ dei vari ‘iPhone e all’iPad.

E Google? I suoi Google Glass hanno un posto d’onore nel museo. Vale la pena menzionare anche la Kodak che nel 1995, prima di chiunque altro, diede alla luce la prima fotocamera digitale, la DC40; l’intuizone fu ottima ma sviluppata in malo modo; il risultato? Altri colossi la migliorarono surclassando l’azienda americana.

Caso analogo per la mitica VHS: il concetto di homevideo fu introdotto pe rimo dalla Sony (erano gli anni ‘70) con la Betamax, bisnonno del videoregistratore: il progetto naufragò ma getto le basi delle videocassette casalinghe.

Esistono anche casi più clamorosi che non hanno ancora dato frutti ‘collaterali’: un esempio? La Lasagna prodotta da Colgate: voi l’avreste comprata  una lasagna prodotta da chi, solitamente, fa il dentifricio? Ecco, infatti in tanti non la comprarono. La galleria è eterogenea e variopinta: se capitate dalle parti di Helsingborg una capatina è d’obbligo perché da un errore può nascere il prossimo scalino evolutivo. Parafrasando un grande cantautore italiano “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.
di Lorenzo Ceccarelli

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