“Mangiare” i propri defunti: il rito funebre degli Indio Yanomamö -VIDEO

Yanomamö autore Estavao Benfica
Yanomamö autore Estavao Benfica

Gli Yanomamö sono un gruppo etnico che abita per lo più la zona di foresta compresa tra i bacini dei fiumi Orinoco e Rio delle Amazzoni, sicché la frontiera tra il Venezuela ed il Brasile attraversa il loro territorio tradizionale. Si stima che abbiano una popolazione di circa 32.000-27.000 individui. Denominazioni alternative sono Yanomame, Yanomami, Guaica, Guaharibo, Guajaribo, Shamatari, Cobari Kobali, Cobariwa.

L’invasione delle loro terre su grande scala ebbe inizio intorno al 1970 con la costruzione di strade e proseguì, intensificandosi alla fine degli anni ottanta, con l’inizio della corsa all’oro in Amazzonia. Prima dell’arrivo dei Garimpeiros (alias, cercatori d’oro) vi erano stati contatti solamente con missionari cattolici e protestanti, e sporadicamente con cacciatori o raccoglitori di gomma. L’incontro con i Garimpeiros fu particolarmente importante perché diede luogo a violenze da parte di questi ultimi, che ebbero anche rilevanza internazionale in materia di violazione dei diritti umani (l’eccidio di una ventina di Yanomami, soprattutto bambini e donne, nel 1993.

Per gli Yanomami, una delle celebrazioni più importanti nella loro società sono i riti funebri. La tradizione vuole che i cadaveri dei defunti vengano posti su fascine di legno e bruciati. Fino a qui nulla di strano: la cremazione dei defunti è una peculiarità comune a numerose tribù in tutto il globo. La particolarità, macabra, degli Yanomani, è che le ossa bruciacchiate, o quello che ne resta dopo il falò, vengono mangiate dopo essere state mescolate con pasta di banana. Tutto questo per assumere le virtù e le caratteristiche positive del defunto e permettere, quindi, a quest’ultimo di riposare in pace e continuare a ‘vivere’ nel suo discendente.

Il culto dei morti svolge un ruolo centrale in tutte le popolazioni del pianeta: se la tradizione di questi Indio vi sembra per certi versi esagerata sappiate che c’è chi ha alzato ulteriormente l’asticella: è il caso degli della popolazione dei Aluk To Dolo i defunti continuano a vivere con i vivi anche a distanza di anni. Non parliamo di una ‘permanenza’ metaforica: la salma del defunto viene vestita, lavata e portata in processione anche anni dopo il decesso. Succede nei remoti altopiani nel sud dell’isola indonesiana Sulawesi, situata tra il Borneo e le isole Molucche.

Di Lorenzo Ceccarelli

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