Corea del Nord, “Pronti a rapire turisti stranieri”

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Continua il braccio di ferro
tra la Corea del Nord e gli USA. Kim Jon Sung senza troppi giri di parole avrebbe già annunciato che è pronto a rispondere agli attacchi occidentali in qualsiasi modo, anche prendendo in ostaggio gli stranieri che si trovano sul suolo del paese asiatico.

Il dittatore è ben conosciuto per non essere una persona che minaccia a vuoto: dal 2011 ad oggi ha fatto giustiziare 340 persone, tra esponenti del suo regime caduti in disgrazia e potenziali oppositori. Lo stesso eventuale rapimento di turisti non sarebbe esattamente una novità: la Nord Corea tra il 1977 e il 1983 – sotto il regno di Kim Il Sung – lo avrebbe già fatto.

Vennero infatti trattenuti con la forza qualcosa come 485 cittadini sudcoreani e – ufficialmente per Tokyo – 17 giapponesi (solo cinque dei quali tornarono a casa).

Doveroso specificare come per alcune fonti nipponiche i giapponesi rapiti sarebbero 886. Di certo sono 17, catturati quasi tutti in Giappone e portati nella Corea del Nord. Tre di loro vennero presi addirittura in Europa (due a Madrid ed uno a Copenaghen). Nel 1979, 4 ostaggi libanesi dissero di aver visto anche 3 francesi, 2 cinesi, 2 olandesi, un rumeno, un malese, una thailandese e tre italiane. Ma, con ogni probabilità, non si trattava di ‘rapiti’ ma di espatriati volontari.

Secondo un caporale che ne faceva parte e fuggì in Corea del Sud, l’unità di forze speciali che effettuava i rapimenti – l’11° Storm Corps – sarebbe stata ancora operativa nel 2006.

Considerando la non curanza con cui vengono ‘eliminate’ le cariche vicine al dittatore, non stupisce insomma che i turisti possano essere usati come pedine sulla scacchiera dei rapporti internazionali. Basti pensare che dal 2011 ha rimosso cinque ministri della difesa, uno dei quali, Hyon Yong Choll, fu giustiziato, nel maggio 2015, con una mitragliatrice antiaerea (che lo fece letteralmente a pezzi) nella scuola militare di Pyongyang, davanti ad una folla della quale facevano parte i suoi parenti.

Due anni prima, nel 2013, Kim Jong-un aveva fatto giustiziare suo zio Jang Song Thaek dandolo in pasto nudo ad un branco di cani affamati, con l’accusa che voleva organizzare un colpo di stato. E poco dopo, accusandolo di essere in combutta con Thaek, fece uccidere con un lanciafiamme il viceministro della sicurezza pubblica, O Sang-hon.

Sorti altrettanto tragiche toccarono a due ex fidanzate: la bella cantante Hyon Song-wol, stella della Unahasu orchestra uccisa nell’agosto 2013, assieme ad altri undici musicisti e cantanti suoi amici, a colpi di mitragliatrice.
Lo scorso 14 febbraio era toccato al fratellastro: due spie uccisero in Malesia con gas nervino Kim Yong-nam, fratello maggiore del dittatore.

Di Lorenzo Ceccarelli

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