Sopravvivere all’annegamento: i consigli di un militare

(iStock)
(iStock)

Sopravvivere all’annegamento è una fatica immane per chi non è in grado di nuotare. E una impresa molto difficile per chi sa nuotare ma si trova in condizioni estreme o è limitato fisicamente. Per affrontare queste situazioni drammatiche e scampare al pericolo ci sono però una serie di accorgimenti molto utili da seguire. Li ha elencati un militare americano, ex Navy Seal, in un libro appena uscito.

Il volume si intitola “100 deadly skills“, “100 abilità letali”, spiega e illustra 100 modi differenti per scampare ad un pericolo mortale, come la cattura nelle operazioni di guerra e la sopravvivenza in situazioni pericolose. L’autore si chiama Clint Emerson, nel suo libro riporta le lezioni e i trucchi per la sopravvivenza imparati quando era nel corpo speciale dei Navy Seals.

Qui vogliamo proporvi le indicazioni su come sopravvivere all’annegamento. I casi riportati da Emerson, riguardano le situazioni in cui una persona ha mani e piedi legati, come i militari fatti prigionieri, ma possono applicarsi anche ad altre situazioni in cui le capacità di nuotare nell’acqua sono ridotte per altri impedimenti.

Così Emerson spiega una situazione che può verificarsi quando un militare è catturato dal nemico: “Quando si viene catturati in territori ostili, le possibilità di sopravvivere sono molto limitate. L’ufficiale operativo non sarà sottoposto a processo, molto più facile che venga fatto ‘sparire’, e questo significa che dovrà sopravvivere, sulla terraferma o in acqua, anche se ha mani e piedi legati. Una volta gettato in acqua, infatti, e abbandonato verso la morte per annegamento, il bravo operativo ha ancora le capacità di poter sopravvivere fino a farsi trovare dai soccorsi o fino a raggiungere la terraferma”.

Sopravvivere all’annegamento: i trucchi

“La chiave per la sopravvivenza in acqua – spiega l’ex Navy Seal – è il controllo del respiro. Con i polmoni pieni d’aria, il corpo umano galleggia, quindi i respiri profondi e le esalazioni rapide sono fondamentali”. “In acqua dolce è più difficile, ma possibile – aggiunge Emerson -. Ricordate però che il panico, che può portare all’iperventilazione, in questi casi è il primo nemico della sopravvivenza“.

Riguardo agli impedimenti, come mani e piedi legati mentre si è in acqua, il militare aggiunge: “Le restrizioni e la posizione del corpo possono rendere più difficile la respirazione, ma nelle acque poco profonde si può usare questo metodo: inabissarsi fino a toccare il fondale, e prendere la rincorsa per saltare di nuovo fuori dall’acqua e recuperare ossigeno, per poi cercare di raggiungere la riva”. Per nuotare in queste situazioni, l’ex Navy SEal spiega: “Se l’operativo (l’ufficiale ndr) è rivolto verso il basso, dovrebbe cercare di nuotare con un movimento all’indietro delle gambe e contemporaneamente inarcare la schiena in modo da far alzare la testa verso la superficie”. Se invece le acque sono più profonde, “far affiorare la testa oltre la superficie è molto più complicato, ma con le rotazioni complete del corpo è possibile fare respiri profondi e andare avanti”.

Almeno è un suggerimento. Ecco le illustrazioni su come sopravvivere all’annegamento in situazioni estreme

annegamento_sopravvivenza

Vi ricordiamo infine i nostri precedenti articoli su come sopravvivere dalla caduta di un aereo senza paracadute e come sopravvivere in caso di caduta da una nave da crociera.

Intervista a Clint Emerson – VIDEO

Impostazioni privacy