Estate 2015. Mare illegale in Italia: un punto inquinato ogni 62 km

HONOLULU, HI - APRIL 3:   A closed beach sign is posted on Ft. DeRussy Beach in Waikiki Beach April 3, 2006 in Honolulu, Hawaii. With near perfect weather across Oahu, Waikiki Beach is near empty of swimmers due to the sewage spill which diverted millions of gallons of raw sewage into a nearby canal last week. High levels of bacteria were detected in the water forcing the Hawaiian Department of Health to close several of Waikiki's most famous beaches.  Warning signs were posted along most of Waikiki in English and Japanese.  (Photo by Marco Garcia/Getty Images)
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Su 266 campioni di acqua analizzati dal laboratorio mobile di Goletta Verde, il 45% è risultato con cariche batteriche superiori ai limiti imposti dalla normativa. Illegalità mare e litorali: registrate 2 infrazioni per ogni chilometro di costa

Su 266 campioni di acqua analizzati dal laboratorio mobile di Goletta Verde, il 45% è risultato con cariche batteriche superiori ai limiti imposti dalla normativa. Si tratta di un punto inquinato ogni 62 km di costa.

Le differenti condizioni metereologiche riscontrate nei tratti di costa durante i campionamenti, i periodi in cui sono stati effettuati i prelievi e le caratteristiche morfologiche che variano di regione in regione, non consentono la realizzazione di una classifica nazionale.

Si distingue la buona performance della Sardegna, con qualche criticità riscontrata solo in corrispondenza di foci di fiumi o canali. Poche le criticità riscontrate anche nelle regioni dell’alto adriatico (Veneto e Friuli Venezia Giulia), complice anche il periodo di campionamento (ad inizio giugno quindi a stagione balneare appena cominciata). Le situazioni maggiormente critiche si registrano, invece, ancora una volta lungo le coste di Marche e Abruzzo, penalizzate anche dall’elevato numero di corsi d’acqua, canali e fossi che sfociano in mare. Situazione difficile anche in Sicilia: su 26 punti monitorati ben 14 sono risultati inquinati o fortemente inquinati.

I tecnici di Legambiente effettuano un monitoraggio scientifico a caccia dei punti più critici, denunciando le situazioni di insufficienza depurativa che mettono maggiormente a rischio le nostre acque. Quando si parla di foci di fiumi e canali si immaginano sempre corsi d’acqua di grossa portata, invece nel mirino di Goletta Verde finiscono soprattutto i canali più piccoli, i rigagnoli apparentemente innocui che arrivano sulle nostre spiagge, spesso luoghi preferiti dei bambini.

“L’inquinamento rilevato da Goletta Verde è causato essenzialmente da scarichi non depurati che attraverso fiumi, fossi e piccoli canali si riversano direttamente in mare – ha dichiarato Giorgio Zampetti -. Una conseguenza diretta della mancanza di un trattamento di depurazione adeguato, che ancora riguarda il 42% degli scarichi fognari del nostro Paese. A conferma del deficit depurativo ci sono le due sentenze di condanna arrivate dalla Commissione europea rispettivamente nel 2012 e nel 2014, e il parere motivato del marzo 2015 relativo alla terza procedura d’infrazione aperta nei confronti del nostro Paese per il mancato rispetto della direttiva 91/271 sulla depurazione degli scarichi civili. Procedimenti che riguardano un agglomerato su tre. La grave inefficienza depurativa dell’Italia non rappresenta solo un danno all’ambiente ma anche all’economia: si stima, infatti, che le sanzioni UE siano pari 476 milioni di euro l’anno dal 2016 e fino al completamento delle opere”.

Il 50% dei punti inquinati sono presso spiagge (quasi sempre libere) con un’alta affluenza di bagnanti, dove di fatto la balneazione è abituale. Dei 120 punti inquinati e fortemente inquinati secondo il giudizio di Goletta Verde, ben il 49% risulta non campionato dalle autorità competenti, cioè non sottoposto a nessun tipo di controllo sanitario. Addirittura il 38% dei punti scovati dai tecnici di Legambiente, nel Portale delle Acque del Ministero della Salute risulterebbero balneabili, talvolta in classe eccellente. Forse perché il criterio principalmente utilizzato nel definire i punti di prelievo da parte delle autorità competenti è quello del “maggior afflusso” e quasi mai quello del “maggior rischio” (utilizzato dai tecnici di Goletta Verde) sebbene entrambi siano previsti dalla Direttiva.

Solo in 14 casi su 120, i punti campionati risultano vietati alla balneazione dalle autorità preposte. “Peccato però che nessuno lo segnali ai bagnanti – ha dichiarato Serena Carpentieri -, nonostante la normativa sia rigida circa l’obbligo dell’informazione da parte delle amministrazioni comunali. Presso i punti campionati lungo tutto lo stivale, abbiamo trovato solo 21 cartelli di divieto di balneazione su un totale di 112 zone interdette o non campionate (ad esempio in prossimità di foci di fiumi e canali dove la balneazione, in assenza di controlli, andrebbe comunque sconsigliata). Va ancora peggio se consideriamo la cartellonistica informativa circa la classe di qualità delle spiagge (eccellente, buona, sufficiente, scarsa), nonostante da quest’anno sia definitivamente scattato l’obbligo per i Comuni di apporre pannelli informativi, secondo uno specifico format europeo, con tutte le informazioni sulla qualità delle acque, i dati degli ultimi prelievi e le possibili criticità della spiaggia stessa. Da questo punto di vista la situazione è davvero sconcertante: a 5 anni dall’entrata in vigore della nuova Direttiva sulla balneazione, solo nel 3% dei casi abbiamo potuto rilevare la presenza dei cartelli informativi”.

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