Grecia: scongiurata l’uscita dall’euro, banche presto alla normalità

atene
Atene, Partenone, Grecia, V sec.

Sono giorni di passione per la Grecia. Approvato in extremis domenica a Bruxelles un terzo piano di salvataggio da oltre 80 miliardi, il premier Alexis Tsipras si è trovato ad affrontare il difficile scoglio del voto in Parlamento ad Atene su un pacchetto di misure che non piacciono a larga parte del suo partito perché ritenute eccessivamente dure e ferme su quella linea di austerity che invece con il voto al referendum del 5 luglio scorso il Paese aveva rigettato. Davanti all’Eurogruppo e al Consiglio europeo, però, Tsipras non ha avuto grande margine di manovra ed è stato obbligato ad accettare nuovi provvedimenti molto duri e anche di difficile se non impossibile realizzazione, come la creazione del fondo per le privatizzazioni da 50 miliardi di euro. Prendere o lasciare, questo era quello che nel weekend di tensioni a Bruxelles è stato obbligato ad accettare, pena l’uscita della Grecia dall’euro, come peraltro volevano i tedeschi, con scenari inimmaginabili.

I partner europei hanno dato al governo greco tre giorni di tempo per approvare le prime riforme, un ultimatum umiliante che il Primo Ministro ha dovuto accettare forzando la mano con i colleghi di partito, molti dei quali gli si sono messi di traverso, e le critiche anche degli altri partiti di maggioranza.

Ieri Atene ha vissuto una notte drammatica, con il partito del premier Syriza che si è spaccato sulle riforme, mentre in piazza Syntagma la protesta sfociava in scontri tra manifestanti e polizia. Sono state fatte esplodere una bomba carta e alcune molotov e la polizia ha lanciato i lacrimogeni. Poi la situazione è tornata alla normalità. Intanto il parlamento si pronunciava sul voto più difficile degli ultimi mesi.

Nella notte arrivava l’approvazione al primo pacchetto di riforme, ma Tsipras, che prima aveva minacciato le dimissioni se il suo partito gli avesse voltato le spalle, ha dovuto comunque fare i conti con la spaccatura all’interno di Syriza. Non hanno votato il piano l’ex ministro delle Finanze Varoufakis, la pasionaria presidente del Parlamento Zoe Konstantopolou e il leader dell’ala radicale del partito, Lafazanis, mentre la vice ministro delle Finanze Nantia Valavani si era dimessa in giornata.

Nel suo discorso al parlamento il Primo Ministro aveva dichiarato che le condizioni imposte dall’Unione europea non piacciono nemmeno a lui, ma che a Bruxelles aveva di fronte tre alternative: “L’accordo, il fallimento con tutte le sue conseguenze e il piano Schaeuble” di una uscita temporanea della Grecia dall’euro. Fra le tre, ha dichiarato, “ho fatto una scelta di responsabilità” e di “dignità”.

Alla fine, il governo i numeri per approvare il pacchetto di riforme li ha avuti, ma con i voti delle opposizioni, determinanti quelli degli ex partiti governativi Nea Dimokratia e Pasok, insieme ai centristi di To Potami e al partito di destra, alleato del governo, Anel, che ha votato a favore anche se con fatica. Nel frattempo, Tsipras si prepara al rimpasto di governo. Forse nuove elezioni si terranno in Grecia tra settembre e ottobre, stando alle dichiarazioni del Ministro dell’Interno Voutis.

All’indomani del sofferto voto al parlamento di Atene, finalmente arrivano le buone notizie anche da Bruxelles, l’Unione europea ha accordato il prestito ponte da 7 miliardi alla Grecia, grazie all’accordo dei 28 Paesi dell’Unione. Mentre l’Eurogruppo ha dato il via libera “di principio” al terzo salvataggio del Paese tramite il Fondo salva Stati Esm. Nonostante il Ministro delle Finanze tedesco Schaeuble abbia ripetuto che secondo lui la soluzione migliore sarebbe stata un’uscita temporanea della Grecia dell’euro. L’Eurogruppo “accoglie con favore l’adozione da parte del Parlamento greco di tutti gli impegni presi all’Eurosummit”, ha dichiarato, invitando la Grecia ad approvare le altre riforme previste il 22 luglio prossimo. Entro il finesettimana sono attesi i voti dei singoli parlamenti nazionali sul piano di salvataggio della Grecia. La Commissione europea ha fatto sapere che il voto del parlamento Greco è arrivato “in tempo e in modo soddisfacente”.

Il sì di Atene alle riforme ha sbloccato anche la Banca centrale europea, che ha alzato la la liquidità d’emergenza (Ela) alle banche elleniche, portandola a quasi 90 miliardi di euro. “Le cose sono cambiate”, ha dichiarato il presidente della Bce Mario Draghi, grazie al voto del Parlamento greco e all’accordo dei ministri dell’Eurozona per un prestito-ponte ad Atene.

Intanto, secondo le notizie dell’ultim’ora, le banche greche dorrebbero riaprire lunedì prossimo, mentre sono confermati i limiti ai movimenti di capitale e ai prelievi di denaro.

Valeria Bellagamba

Impostazioni privacy