Il mistero degli archi di roccia: ecco le pietre che si modellano da sole

Getty Images
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Siamo nell’Arches National Park, negli USA e, precisamente, ci troviamo di fronte ad una vera e propria scultura nella roccia che, a quanto sostiene un gruppo di ricercatori dell’Università Carolina di Praga, non è stata erosa dal tempo, dal vento e dalla pioggia, ma si è “auto-creata”.

Il “Delicate Arch” è una vera e propria scultura di pietra, un arco sottile di roccia rossa che cambia colore a seconda dell’ora della giornata e di come batte il sole. Ciò che stupisce è però che questa roccia ha ottenuto la sua forma finale per via della roccia stessa. Può sembrare un nonsense, ma come si legge su Focus:”La forma finale del Delicate Arch è dovuta a campi di stress creati dal peso della roccia stessa, insieme alla presenza di discontinuità come le fratture“.

In parole povere la roccia, plasmandosi a seconda delle zone di maggior peso o di maggiore difficoltà a sostenere la struttura si è rafforzata, in altri si è erosa per meglio poter rimanere in piedi, semplicemente.

Il modo per capire come ciò sia possibile è un esperimento con dei cubi di sabbia serrata, ossia un particolare tipo di sabbia i cui granelli sono uniti tra di loro “a secco” un po’ come è la composizione del Delicate Arche. Una volta immersi i cubi nell’acqua con sopra dei pesi questi hanno iniziato a modificarsi e ad assumere forme diverse a seconda del peso cui erano sottoposti.

Scienza o meno questo parco nazionale degli Arches, nei pressi di Moab, nello Utah, è un’area protetta unica al mondo, che conserva oltre 2000 archi naturali di pietra arenaria oltre al famoso Delicate Arch appunto. Circa 300 km quadrati di spettacolo naturale che però dal 1970 ad oggi ha già perso ben 42 archi crolalti a  causa dell’erosione. Chi può splendidamente raccontare cosa è davvero questo parco naturale è Edward Abbey che, proprio qui, ha lavorato come ranger negli anni ’50 e le sue memorie su questa esperienza sono raccolte in un libro “Deserto Solitario. Una stagione nei territori selvaggi” datato 1968 e che, ancora oggi, è uno dei grandi classici della letteratura di viaggio.

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