Guerra civile a Kiev: 26 morti e 241 feriti in una sola notte

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Guerra civile a Kiev, in Ucraina/Roma – Dallo scorso 24 novembre, in Ucraina, migliaia di persone sono scese in piazza per contestare il presidente Viktor Yanukovich per non aver voluto firmare l’accordo con l’Unione Europea, che, finalmente, la avrebbe resa a tutti gli effetti nazione europea e non più dominio russo. Dal 17 dicembre la situazione è peggiorata poiché lo stesso presidente ha stipulato un patto di cooperazione economica con Putin, in base al quale sono stati stanziati 15 miliardi di dollari in aiuti finanziari e anche un ulteriore sconto sul costo del gas. Da allora è stata tutta un’escalation fino allo scorso 16 febbraio, giorno che registra una tregua in seguito all’amnistia concessa a 243 detenuti, per poi riprendere ancora più violenta. Dal 18 febbraio in poi, infatti, tutto è di nuovo precipitato ed è esplosa violenta la protesta che ha preso i contorni di quella che ormai viene definita ‘guerra civile’.

A Kiev, teatro principale di questa cruenta guerra, in una sola notte si sono registrati 26 morti e 241 feriti, dei quali 79 sono poliziotti, dopo che gli oltre 20mila manifestanti in marcia verso il Parlamento – per protestare contro la decisione di rinviare la discussione sulle riforme costituzionali circa i poteri presidenziali -sono stati intercettati dalla Polizia che ha provato a fermarli. Si è scatenato l’inferno, che non è cessato neanche dopo l’ultimatum da parte delle autorità. Da ieri sera le forze dell’ordine hanno anche chiuso le stazioni della metropolitana nel centro di Kiev, a scopo preventivo.

Tutto il mondo è in allarme. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Navi Pillay, condannando le violenze ha indetto un’immediata “indagine urgente e indipendente”. I servizi segreti ucraini hanno avviato una “operazione anti-terrorismo”. Secondo il ministro degli esteri Emma BoninoLa gravità degli scontri in corso a Kiev pone il popolo ucraino di fronte ad una situazione drammatica, di una violenza inaccettabile che come europei condanniamo con estrema fermezza. È con massima preoccupazione che va considerato il rischio concreto di una guerra civile alle porte dell’Unione Europea. Nonostante i margini negoziali fra governo ed opposizioni appaiano in queste ore ancora più ridotti, non esiste alcuna vera alternativa alla ripresa del dialogo, che l’Ue intende sostenere col massimo impegno. In caso di continuazione delle violenze, non escludiamo il ricorso a misure restrittive eccezionali”. Anche  si è detto dispiaciuto e vicino alla popolazione esortando i manifestanti a cessare le ostilità.

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