Siti archeologici del sud Italia, una situazione allarmante

Turisti a Pompei (GettyImages)

Siti archeologici chiusi o che fruttano poco: questa l’allarmante fotografia del sud \ Roma – Siti archeologici chiusi o gratuiti, sono la maggioranza nel sud Italia, almeno a detta del Mibac, il Ministero per i Beni e le attività culturali, che ha esposto i risultati di una sua ricerca durante un convegno sulle aree archeologiche della Magna Grecia alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico.

In una simile situazione sono molti i siti che giacciono in uno stato di semi abbandono: la Campania, ad esempio, dispone di 13 ville e otto aree sacre superiori ai due ettari, che la Soprintendente per i beni archeologici, Adele Campanelli,non ha esitato a definire come “un girone dell’inferno”. Nei migliori dei casi in questa zona il bilancio finale va in paro, come a Pompei dove l’incasso dei biglietti arriva a malapena a coprire le alte spese per il mantenimento dell’area.

Per simili luoghi non resta dunque che confidare nelle iniziative del Ministero, sperando che riescano a portare più turisti nei luoghi storici, incrementando così i guadagni e riattivando un circolo virtuoso.

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