Cucina: piatti italiani? No, dell’antica Roma

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Un piatto su quattro deriva dalla tradizione dell’antica Roma/Roma – La tavola italiana parla latino! E infatti, almeno un piatto su quattro, deriva in parte o totalmente da ricette degli antichi romani. La Coldiretti, in occasione dell’inaugurazione del Festival nazionale di Campagna Amica “Cibi d’Italia al Circo Massimo” ha così stilato un elenco dei cibi romani, arrivati fino a noi.

Si parte con il Garum, oggi noto come la colatura di alici, elencato in quasi tutte le ricette di Apicio nel suo libro “De re coquinaria”. Oppure il Libum, il pane più antico la cui ricetta è descritta da Catone nel libro “Agri cultura liber”.

Da Ateneo, attraverso il “Deipnosophistai”, si viene a sapere che i Muscari, oggi conosciuti come lampascioni, erano sempre presenti come antipasti, anche se non sempre graditi agli ospiti per il loro gusto amarognolo e per le spese da affrontare per renderli più amabili. Orazio poi addirittura riporta consigli preziosi elargiti durante il famoso convito: “M’insegnò che la mela nana è più rossa se la cogli a luna calante”.

A questi si aggiunge l’Oxyporium, l’aceto balsamico, noto amato già nell’antichità, e per finire la cassata siciliana considerata una golosità assoluta tanto da ritrovarla dipinta in un affresco di un triclinio di una villa di Oplontis, in Campania.

Sergio Marini, presidente della Coldiretti ha dichiarato: “Quello tramandato dai grandi autori del passato testimonia l’immenso patrimonio eno-gastronomico nazionale che solo l’Italia, come unico Paese al mondo, può vantare di aver custodito e trasmesso, seppur con qualche piccola variante acquisita nel corso dei secoli, fino ai giorni nostri”.

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