Naufragio Costa Concordia: una prova di coraggio e non un semplice inchino all’Isola

Una sfida per testimoniare la sua bravura \Roma – La situazione quando i soccorritori hanno visto la Costa Concordia, naufragata a 150 metri dall’Isola del Giglio, è apparsa fin da subito tragica e con il passare dei giorni è andata ad aggravarsi sempre di più. A distanza di sei giorni le vittime sono 11 ma, i dispersi ammontano a 22 persone e le speranze di trovare qualche sopravvissuto si affievoliscono con il passare delle ore. Il naufragio della Costa Concordia è una tragedia non solo dal punto di vista delle perdite umane, il più doloroso, ma anche dal punto di vista ambientale, con la minaccia sempre più tangibile di una probabile fuoriuscita di carburante che potrebbe distruggere il bellissimo ecosistema marino dell’Isola del Giglio e delle coste toscane.

Ad aggravare maggiormente questa terribile tragedia ci sono anche le testimonianze audio e video che mostrano l’incompetenza del capitano, Francesco Schettino, accusato di omicidio plurimo colposo, naufragio ed abbandono della nave. A rendere il naufragio della Concordia ancora più assurdo c’è anche la testimonianza, rilasciata alla Gazzetta di Mezzogiorno,  di un capitano di lungo corso, il quale ha affermato che a causare l’incidente della Concordia sarebbe stato un vero e proprio atto di spavalderia “che consisteva nel passare con la nave da crociera larga 35 metri tra i due scogli a ridosso del porto in uno spazio di appena 60 metri”. Secondo quanto affermato dal comandante, che è voluto rimanere anonimo, quello che Francesco Schettino voleva fare quella notte non era un semplice inchino all’Isola ma, una sfida per testimoniare la sua bravura. Infatti l’omaggio al Giglio viene solitamente effettuato restando al largo dei due scogli della Scola, invece il comandante della Concordia ha voluto passarci in mezzo.

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