Tibet: monaco buddista si da fuoco contro l’occupazione cinese

15esimo monaco che si immola per la liberazione del Tibet \Roma – Non si arresta la protesta in Tibet portata avanti dai monaci buddisti contro il governo cinese. Ieri un monaco di 40 anni, Nyage Sonamdrugyu, si è dato fuoco nella città di Gyumai, nella provincia nord occidentale del Qinghai. Si tratta del 15esimo monaco tibetano che si immola in questo modo dal marzo scorso per contestare l’occupazione cinese del territorio tibetano.

Sonamdrugyu era considerato un Rinpoche, ovvero una reincarnazione del Buddha, ed era molto conosciuto nella provincia di Qinghai, dove gestiva un orfanotrofio e aveva radunato intorno a se un folto gruppo di seguaci ai quali insegnava la dottrina buddista. Prima di darsi fuoco aveva distribuito dei volantini in cui annunciava l’imminente atto non per ricevere ancora più gloria personale ma, per la liberazione della sua terra. Il folle gesto di Sonamdrugyu ha destato molto scalpore nella regione, si tratta del monaco più importante immolatosi fino ad ora, e ha provocato una protesta anche da parte della popolazione locale e dei suoi fedeli che hanno richiesto a gran voce la restituzione della salma del monaco dopo che era stata trattenuta dalla polizia locale.

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