Berlusconi: “la legge di stabilità e poi mi dimetto”

BERLUSCONI ANNUNCIA LE DIMISSIONI AL PRESIDENTE NAPOLITANO \ ROMA -Potrebbero essere stati “8 traditori“, come li ha apostrofati lo stesso Presidente del Consiglio in un appunto oramai divenuto celebre, quelli che il futuro ricorderà come coloro che hanno fatto cadere il governo Berlusconi: l’attesissimo voto sul Rendiconto dello Stato per il 2010 è infatti passato ma con soli 308 voti, troppo pochi persino per Berlusconi che, a giudicare sempre da quelle poche righe scritte di getto, doveva aspettarsene 316.

Finita la riunione del Parlamento, il Presidente del Consiglio si è subito recato al Colle per conferire con Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica: il discorso tra i due sembra aver chiarito senza ombra di dubbio quale sarà il futuro del Paese; Silvio Berlusconi si dimetterà ma non prima di aver visto passare la legge di stabilità.

L’era Berlusconi sembra quindi destinata a tramontare in un arco di tempo davvero breve, considerando poi che la Senatrice Finocchiaro ha garantito l’impegno a far passare la sudddetta legge in pochissimi giorni, sperando poi in tempi altrettanto brevi alla Camera: nell’arco di 10 giorni potrebbe allora esserci la svolta e da lì tutto sarà nelle mani del Presidente della Repubblica; Napolitano dovrà infatti decidere se far insediare un governo di transizione (opzione caldeggiata dall’opposizione) oppure indire le elezioni e rimettere tutto alla volontà degli italiani (auspicio della maggioranza).

La prima opzione è quella che i ranghi del Pdl si sono affrettati a definire come “ribaltone“, alludendo all’idea che quello nascente sarebbe un governo guidato da coloro che hanno perso le ultime eleioni dato che sia la Lega e il Pdl stesso non sarebbero disposti ad entrarvi. D’altro canto, i ranghi di centrosinistra sostengono che andare a votare con l’attuale legge elettorale sarebbe uno schiaffo alle istanze rinnovatrici avanzate dalla popolazione italiana.

Insomma, una situazione certo non facile quella del Presidente Napolitano la cui sentenza sarà però inappellabile: quel che pare certo è che l’Italia attenda un nuovo governo.

Francesca Testa

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