Mostre | Artisti dissidenti: cinque mostre celebrano la voce antagonista dell’arte

EVENTI MOSTRA ARTE DISSIDENTE WEIWEI NESHAT EUROPUNK/ ROMA- L’arte ha la capacità di rappresentare e interpretare molte delle dinamiche sociali da cui trae ispirazione. La funzione ermeneutica dell’arte, tuttavia, spesso assume una dimensione critica o addirittura antagonista e l’opera finisce così per mettere in discussione, spesso in modo radicale, proprio il suo contesto di origine e destinazione. Ecco una rassegna di mostre, legate ad artisti internazionali ma anche giovanissimi, che puntano a mettere in luce nell’arte non solo il gesto poetico e la bellezza, ma anche la dimensione di critica sociale sul mondo contemporaneo.

Roma

La rassegna Europunk, allestita da Fabrice Stourn presso l’Accademia di Francia, ripercorre la storia del movimento Punk nel periodo tra il 1976-80 in molti paesi dell’Europa. Attraverso l’esposizione di poster, collage, filmati ma anche e copertine di dischi, la mostra rappresenta il potenziale sovversivo della cultura visiva punk che, a partire da una radicale rottura col passato, ha portato ad una profonda revisione di tutte le forme d’arte. All’interno, anche due progetti site specific di quattro artisti contemporanei come Baudevin, Dafflon, Decrauzat e King.

Bologna

La galleria Adiacenze, che si occupa di artisti emergenti, mette in scena a partire da sabato 5 un’installazione junk di Massimiliano Nazzi che rilegge criticamente il tema della disumanizzazione del mondo. Gli spazi della galleria sono riempiti da oggeti-rifiuti, come elettrodomestici, radio e televisori, che si attivano improvvisamente nella penombra attraverso timer e fotocellule. L’impossibilità di distinguerne forma e provenienza drammatizza, nell’ottica dell’artista, l’incapacità dell’uomo di imporsi in un mondo-discarica. Solo i bagliori improvvisi di luce rappresentano quella traccia, seppur flebile, dell’uomo che nel mondo contemporaneo si disvela come parziale e incompleto.

Torino

Miroslav Tichy è un clochard che, negli anni ’70, inizia a fotografare con una macchina assemblata con materiali di recupero i passanti della sua cittadina della provincia ceca. Alla fine degli anni ’80, il suo vicino di casa espone alcuni dei suoi lavori che, notati dal critico Szeeman, finiscono alla Biennale di Siviglia del 2004. Nonostante le consacrazioni internazionali, l’artista, che ha sempre rifiutato i clamori del mercato dell’arte, ha smesso di fare fotografie ed esce raramente dalla stessa baracca in cui viveva venti anni fa. Per suo stesso volere, continua a vivere sospeso, nella stessa atmosfera rarefatta che caratterizza le sue foto, esposte alla galleria Costa fino a metà febbraio.

Milano

Con Donne senza uomini, l’artista iraniana Shrin Neshat ha commosso nel 2009 il Festival di Venezia, vincendo un nastro d’argento. Il lungometraggio sta alla base dell’installazione organizzata in questi giorni a Palazzo Reale a Milano. Su cinque maxischermi di tulle allestiti nellaSala delle Cariatidi, vengono proiettate le microstorie che costituiscono il film. In ognuna, donne diverse per età ed estrazione sociale raccontano la loro lotta di sopravvivenza contro una società di uomini che le costringe a severe norme riguardanti il sesso, la religione, il comportamento sociale. La libertà, per la Neshat, non è costituita dalla rivoluzione iraniana, ma da un simbolico giardino di orchidee, dove i destini delle donne si incrociano in una nuova forma di esistenza priva delle angosce e delle ossessioni che le opprimono.

Londra

La Turbin Hall della Tate Modern di Londra è da novembre riempita da quindici milioni di semi di girasole. L’artista e attivista cinese Weiwei ha fatto realizzare ognuno dei semi in porcellana a 1600 operai di Jingdezhen, che hanno cercato di produrli uno diverso dall’altro. Con quest’installazione, Wei wei cerca una riflessione sulla Cina contemporanea, spesso stereotipizzata come un immenso tuttuno privo di peculiarità. Allo stesso tempo, secondo le parole dell’artista, Sunflower Seeds vuole richiamare il periodo del comunismo nel suo paese, quando chi non seguiva Mao, spesso rappresentato nella propaganda come un sole circondato da fedeli girasoli, era costretto a nutrirsi di semi di girasole.

Cristina Mauri

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