Diari di viaggio | Sevilla e Granada: andalusia caliente!

Siviglia

Mi avevano avvertito: “Non andare in Andalusia ad agosto, fa troppo caldo”. Pfui, troppo caldo..e che sarà mai, il Sahara? E  poi, figuriamoci, saranno attrezzati. Ed inoltre, suvvia, sono di Roma dove l’estate è sempre caldissima e l’umidità  insopportabile, quindi sono abituata. E poi, diciamo la verità, non ho propria nessuna voglia di cambiare il mio programma di vacanza per il caldo. Ecco, benissimo, io sono stata a Siviglia in agosto con 55 gradi. Voi, se potete, non fatelo.  Sebbene sia dell’idea che un posto vada vissuto nel suo clima caratterizzante esistono dei compromessi accettabili.

15 Agosto – Si parte! Con due mie amiche partiamo alla volta della Spagna! Olè!
Eccoci a Sevilla! L’aeroporto è piccolo e con pochi negozi, ma c’è l’aria condizionata, elemento essenziale per apprezzare  un posto nella calda Andalusia. Il ‘dramma’ succedde quando si aprono le porte scorrevoli ed esco all’esterno. La  sensazione è quella di un mega phon alla massima velocità puntato addosso. L’aria è talmente calda, che sebbene sia  un’incallita fumatrice, rinuncio alla sigaretta post-volo. Un amico mi viene a prendere e così fortunatamente evito la ricerca di un mezzo per raggiungere la città. Sevilla dista  però solo 10 km dall’aeroporto ed è servita da un efficace rete di bus e navette.

Ed ecco che dal finestrino della macchina, (ovviamente chiuso per l’aria condizionata), l’Andalusia mi appare davanti agli  occhi: brulla e soleggiata, con ampi spazi dove far correre lo sguardo.

Sevilla – Nel torrido sole estivo Sevilla, come si dice in spagnolo, mi appare nella sua inusuale e senza tempo bellezza.  In pieno centro storico la capitale dell’Andalusia mi appare come un angolo del Maghreb qualche secolo fa. Tutto qui gira intorno al nemico numero uno: il caldo. I palazzi sono bassi, non più di tre piani, la vita c’è solo in determinati orari e in luoghi ombreggiati. Non ci sono alberi, (chiaramente il clima non lo consente), e l’ombra è creata artificialmente con dei tendoni tesi da palazzo a palazzo. Ogni caffè all’aperto ha degli spruzzini di vapore per dar sollievo ai clienti. Il tempo di Sevilla scorre lento: i negozi aprono tardi (impossibile trovare un caffè aperto alle 7 di mattina) e non si va a dormire prima dell’una. Alloggiamo vicino alla Cattedrale, ossia in pieno centro storico. Dopo una rapida sistemata in hotel, armate di mappa, ventagli e di acqua ci muoviamo alla volta dell’Alcazar, antica residenza reale, uno dei monumenti più importanti di Sevilla. Un suggestivo connubbio di diversi stili: moresco, islamico e gotico. Il posto è incantevole, i giardini meravigliosi e l’aria è fresca!

La sera ci facciamo consigliare da un gentile autoctono un posto dove mangiare le famose ‘tapas’. Ci spostiamo dal centro verso il fiume Guadalquivir e qui la città assume un aspetto più europeo e meno arabeggiante. Palazzi imponenti che ricordano i tanti monarchi che in questo angolo di Andalusia hanno risieduto. Come erano le ‘tapas‘? Buone, ma, sinceramente, preferisco altro.

16 agosto -Il giorno dopo visitiamo la cattedrale di Siviglia. Imponente e austera, in stile gotico, così diversa dall’ambiente  circostante, ma allo stesso tempo decisamente affascinante. Nella piazza antistante carozze con i cavalli aspettano i turisti per un giro della città. Spendiamo il tempo a zonzo per la città, perdendoci fra i vicoli del centro, cercando di assaporare la dolce lentezza andalusa.

17 agosto – Decidiamo di lasciare Sevilla per Granada. Dopo quasi quattro ore di pullman arriviamo. Dalla stazione dei pullman prendiamo un autobus fino al centro città. Il fascino arabesco di Sevilla, non lo ritroviamo qui a Granada. Austera, senza quell’atmosfera coinvolgente di Sevilla. Un pò di calore lo ritroviamo nel quartiere ebraico: stretti vicoli, poster di corrida, negozietti artigianali, sapore di Spagna autentica. Ci fermiamo in un ristorante e ordiniamo una paella: ottima! Con la pancia piena si ragiona meglio! Ci muoviamo alla volta  dell’Alhambra, patrimonio dell’Unesco. Il palazzo in stile arabo si trova sulla sommità di una collina: non ci facciamo spaventare dalla fatica e dal caldo e ci incamminiamo. Arrivate in cima, superiamo la maestosa porta d’ ingresso e ci dirigiamo verso la biglietteria. E qui l’amara sorpresa: ‘Per entrare è indispensabile la prenotazione. Ed è tutto prenotato per i prossimi dieci giorni’. Cosa? E nessuno ce l’ha detto? Mettere un cartello a valle no? Ci riprendiamo  dallo choc e mestamente iniziamo la discesa.  Lasciamo Granada con un il dispiacere sul volto per la fallimentare gita all’Alhmabra. Ma il pensiero dell’ottima paella gustata fa tornare di colpo il sorriso!

Torniamo a Sevilla. E’ già notte inoltrata. C’è tempo solo per una ‘cerveza’ e per gustare un pò di brezza notturna. La maestosa cattedrale e i vicoli di Sevilla, illuminati dalla luce tenue dei lampioni, ci regalano una suggestiva buonanotte. Domani lasciamo la Spagna per il Portogallo. Ci attende un altro viaggio.

Diario di Viaggio di Diana Lisseu di Roma

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